I “rodenticidi anticoagulanti di seconda generazione” usati da ditte di derattizzazione, agricoltori e proprietari di case si trovano in molti marchi commerciali e sono di facile acquisto in qualsiasi negozio di prodotti per l’agricoltura.
Sia i rodenticidi di prima che di seconda generazione limitano la coagulazione del sangue, contrastando l’azione della vitamina K, e causano la morte degli animali che li ingeriscono, o dei predatori degli stessi, con dolorose e lente emorragie interne.
In un recente passato i prodotti usati erano soprattutto a base di cumarinici, come il warfarin, anticoagulanti meno potenti di quelli di seconda generazione. Tra questi brodifacoum, bromadiolone, difetialone e difenacoum, che raggiungono concentrazioni più elevate nei roditori e sono quindi più letali anche per tutti gli animali, sia selvatici sia domestici, che li mangiano.
Chi vivendo in campagna possiede gatti e cani abituati a muoversi liberamente fuori casa difficilmente è al corrente dei rischi di avvelenamento a cui sono sottoposti a causa dell’utilizzo dei rodenticidi.
Negli ultimi anni il problema nei confronti di predatori come i rapaci diurni e notturni si è aggravato, perché i rodenticidi di seconda generazione uccidono molto lentamente. I roditori, quindi, continuano a mangiarli molto tempo dopo aver ingerito una dose letale e quando muoiono, o poco prima della morte, contengono molte volte la dose letale con effetti devastanti anche per predatori e animali domestici.
È dimostrato inoltre che le conseguenze dell’avvelenamento negli animali selvatici non riguardano solo gli uccelli rapaci, ma qualsiasi uccello, mammifero, predatore o necrofago. Ovviamente, negli animali di maggiori dimensioni, come lupo, orso e volpe, la dose letale aumenta con il peso, rendendo più comune l’intossicazione cronica piuttosto che la morte immediata, a differenza di quanto accade nei piccoli predatori alati, più vulnerabili. Tuttavia, studi recenti hanno dimostrato che l’accumulo di rodenticidi di seconda generazione può causare effetti cronici anche in specie che non si nutrono direttamente di roditori, come i corvi e alcuni mammiferi carnivori. Questo avviene perché tali sostanze si diffondono nella catena alimentare attraverso i processi di bioaccumulo e biomagnificazione, provocando danni al sistema nervoso, epatico e immunitario anche in animali esposti a dosi non letali.
Ratti, topi ed arvicole prima di morire si muovono a fatica e riducono la loro capacità di fuga e di reazione diventando prede più facili e quindi particolarmente attrattive.
Non a caso l’Agenzia Americana di Protezione Ambientale (E.P.A.) li ha dichiarati troppo pericolosi per l’uso pubblico e ne ha ordinato il ritiro dal mercato.
In Italia mancano pubblicazioni scientifiche sull’ entità del problema, ma negli Stati Uniti una ricerca di Maureen Murray della Tufts Cummings School of Veterinary Medicine nel Massachusetts ha dimostrato la presenza di rodenticidi nell’86% dei fegati di rapaci esaminati e tutti tranne uno contenevano brodifacoum, che insieme al difetialone rappresenta uno dei due rodenticidi di seconda generazione più tossici per gli uccelli .
In Gran Bretagna le necroscopie hanno rivelato i veleni nel 92 per cento dei nibbi reali, nel 91 per cento dei barbagianni e nell’80 per cento dei gheppi. In Danimarca i rodenticidi sono stati trovati nel 73% di tutti i rapaci sottoposti a necroscopia.
CHE FARE
Poiché la normativa è di carattere nazionale i comuni non possono vietare la vendita di alcuni prodotti, ma possono emanare ordinanze del sindaco per limitarne l’uso invocando problemi di salute pubblica e di tutela degli animali domestici. I comuni, a loro volta, dovrebbero evitare le cosiddette “campagne di derattizzazione”, addirittura spendendo denaro pubblico per danneggiare invece di supportare la biodiversità.
Il Dipartimento dell’Ambiente di San Francisco per esempio ha lanciato una campagna educativa in tutta la città per i consumatori chiamata “Don’t Take the Bait” e ha inviato lettere a 130 rivenditori chiedendo loro di interrompere volontariamente la vendita di rodenticidi pericolosi. Negli Steati Uniti si è diffuso recentemente un prodotto dal nome commerciale Contrapest che non ha effetti secondari sulla fauna e agisce come controllo delle nascite dei ratti limitandone la riproduzione e non a caso viene usato dai gestori di moderni zoo essendo innocuo per altri animali.
MANTENERE SOFFITTE E SOTTOTETTI CON APERTURE TALI DA FAVORIRE IL RIFUGIO E LA NIDIFICAZIONE DEI RAPACI NOTTURNI
IL MODO MIGLIORE PER RIDURRE I RATTI e tenerli lontani dalla tua proprietà e dalla tua casa è concentrarti sul miglioramento della gestione dei rifiuti. Ciò significa rimuovere l’accesso alle fonti di cibo e acqua, nonché esercitare l’esclusione (in altre parole, trovare qualsiasi punto di ingresso che un roditore possa avere nella tua casa e bloccarlo) attraverso l’uso di BARRIERE FISICHE E REPELLENTI. L’uso di sostanze come l’olio di menta piperita o l’impiego di recinzioni adeguate può ridurre la presenza di roditori senza impatti sulla fauna selvatica.
UTILIZZARE SE NECESSARIO SOLO trappole a scatto a ingresso singolo e multiplo, trappole per folgorazione, trappole a colla (a condizione che vengano utilizzate solo all’interno e che si eliminino frequentemente roditori bloccati) e persino esche di prima generazione con questi principi attivi: clorofacinone, difacinone, sale sodico di difacinone, war-farin e sale sodico di warfarin.
COMUNICARE alle associazioni ornitologiche e di tutela della fauna il rinvenimento di uccelli rapaci morti.
NON ACQUISTARE esche contenenti rodenticidi di seconda generazione. Se li vedi sugli scaffali dei negozi, esorta i rivenditori a rimuoverli e a sostituirli con quelli di prima generazione. Se resistono, dai loro una fotocopia di questo articolo.
NEI MAGAZZINI utilizzare dissuasori per i roditori ad ultrasuoni.
RIMUOVERE LE MANGIATOIE PER UCCELLI (soprattutto durante le stagioni più calde e durante la notte tra il tramonto e l’alba).
UTILIZZARE CONTENITORI PER RIFIUTI RESISTENTI AI RATTI.
NON DARE DA MANGIARE AGLI ANIMALI DOMESTICI ALL’APERTO O SMALTIRE SUBITO I RIFIUTI DI ALIMENTI DESTINATI AGLI ANIMALI DOMESTICI.
NEI CAMPI DOVE NON VENGONO USATI RODENTICIDI cercare di installare le cassette di nidificazione dei Barbagianni e altri strigiformi (Gufo, Allocco, Civetta, Assiolo).
Per maggiori info e per collaborare alla tutela degli uccelli dai rodenticidi visitare i siti: associazione RATS: www.raptorsarethesolution.org ,Progetto M.C.B.I.: www.entenazionaleunin.com/progetto-m-c-b-i, Stazione Ornitologica Abruzzese onlus: www.soabruzzo.it
Lascia un commento